Generi alimentari, prodotti per la casa e l’igiene personale: i prezzi non scendono.
Nel clima che mette sotto pressione le famiglie, più convenienti risultano ancora i discount tradizionali ed i soft discount (quelli dove è possibile trovare prodotti brandizzati e non), anche se la forbice con alcuni supermercati tradizionali (quelli appartenenti alle grandi catene) si è assottigliata per via di nuove linee di prezzo decise per contrastare l’effetto della crisi. Linee di prezzo che si risolvono in prodotti di largo consumo venduti a costi più bassi rispetto a quelli di mercato. L’esempio più significativo di prezzi al bancone in salita è quello dell’olio extravergine di oliva, che fino a un anno fa era possibile trovare ad un prezzo medio di 5,90 euro/litro, mentre ora viaggia poco al di sotto dei 10 euro, con un aumento del 69%. Percentuale che cresce fino a sfiorare l’80% per alcune marche.
Le ragioni principali sembrano legate a due fattori: l’aumento dei costi per il confezionamento (vetro e plastica da imballaggio) e trasporti (benzina), e la scarsità del prodotto, con raccolti sottodimensionati in una larga fetta dei paesi produttori: nella Tuscia il 2023 ha segnato -70% di produzione. In aumento, su base annuale, anche il prezzo della farina: un kg passa da una media di 0,89 a 1,10 (con picchi di 1,40): + 23%. Crescita più contenuta per il pane, che non subisce grosse oscillazioni dalla media di 2,35 euro kg. In linea anche il prezzo della carne rossa, +4% invece per il petto di pollo: 11,50 euro al kg, con il massimo in discesa. Restano alti i costi anche di frutta e verdura, per i quali però il vero banco di prova sarà l’estate, con gli effetti della crisi idrica che nelle regioni del sud Italia ha già iniziato a farsi sentire, in anticipo rispetto alla media. E del pesce: un’orata da allevamento non scende, salvo offerte, sotto i 10,90 (picco di 14,90).
Se nel comparto dei freschi gli aumenti sono più contenuti, e non mancano casi in cui i prezzi scendono, diverso è il discorso per tutto ciò che viene venduto in plastica, vetro e metalli: dalle marmellate, alla passata di pomodoro (ormai è difficile trovare una confezione al di sotto di 1 euro, +12%), ai legumi. Ceci e fagioli, per esempio, hanno registrato rincari in tutti i tipi di distribuzione: passando da un prezzo compreso tra 0,45 e 0,65 nel 2023, a 0,80 – 1,15 nel 2024. Tra i prodotti no food, infine, il primo posto nella classifica per i rincari spetta alla carta igienica, il costo medio di una confezione da 12 rotoli è salita da 3,99 euro a 5,99: +50%. Subito dietro i detersivi per lavastoviglie e lavatrici.
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