MASERADA Nessuno sconto. La Corte d’appello di Venezia ha confermato la condanna a 10 anni di reclusione nei confronti di Elia Fiorindi, il 19enne trevigiano giudicato colpevole dell’omicidio di Aymen Adda Benameur, il 17enne accoltellato a morte nel parco di via Primo Maggio a Varago di Maserada l’11 maggio 2023 per una questione legata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
LA REAZIONE
L’avvocato Fabio Crea, difensore di Fiorindi, oltre ad aver già annunciato che presenterà ricorso in Cassazione, al termine dell’udienza ha dichiarato: «La prevedibile conferma della “fin troppo lieve condanna”, secondo le parole pronunciate oggi del Procuratore generale, non intaccano la fiducia di poter vedere riconosciuta in Corte di Cassazione se non l’esimente della legittima difesa, con l’assoluzione di Fiorindi, quantomeno l’attenuante della provocazione, che consentirebbe di ridurre ulteriormente la pena a 6 anni e 8 mesi di reclusione. In tal senso, siamo confortati dalle argomentazioni spese oggi (ieri, ndr) dal Procuratore generale che in sostanza ha affermato la parziale correttezza delle nostre argomentazioni in merito all’attenuante della provocazione, non avendo avuto, però, il “coraggio processuale” di giungere alla naturale conseguenza di chiedere la riduzione della pena. Siamo consapevoli che la pena per l’omicidio commesso era già molto bassa e questo ha sicuramente inciso nella valutazione della Corte d’appello». In primo grado, il gup Piera De Stefani aveva condannato Fiorindi stabilendo che era stato vittima di un tentativo di rapina al quale aveva reagito accoltellando a morte Aymen Adda Benameur, non agendo però per legittima difesa e nemmeno perché provocato. Il gup aveva inoltre concesso le attenuanti generiche in considerazione della giovane età e del contengo collaborativo del 19enne, reo confesso dell’omicidio, che aveva fatto ritrovare agli inquirenti l’arma del delitto e la droga. Alla lettura della sentenza il padre di Aymen era uscito dall’aula sbottando per l’entità della pena, considerata troppo bassa: «Questa è la giustizia in Italia».
IL DELITTO
L’11 maggio 2023 Elia Fiorindi, assieme ad alcuni amici, era giunto a Maserada per vendere dell’hashish. Doveva incontrarsi con Aymen, che non conosceva personalmente. I due hanno lasciato le rispettive compagnie e si sono diretti nel parchetto di via Primo Maggio. Lì, secondo la ricostruzione di Fiorindi, Aymen lo ha preso per il collo e minacciato con un coltello: «Voleva prendere il fumo gratis» aveva raccontato il giovane. «Gli ho detto che gli avrei lasciato la droga - aveva detto poi in aula il 19enne - ma ho estratto il mio coltello che tenevo nascosto nella tasca del giubbotto. Lo avevo portato da casa perché degli acquirenti di hashish non mi fido se non li conosco, in passato sono stato rapinato». E ancora: «Gli ho sferrato due fendenti al ventre in rapida successione. Poi, sono scappato verso la chiesa. Non immaginavo che le ferite fossero così gravi. Pensavo di non avergli procurato ferite mortali e non ne avevo certo l’intenzione». Le telecamere di videosorveglianza di un’abitazione privata avevano ripreso il momento in cui Aymen prende per il collo Elia tenendo in mano qualcosa. «Siamo nel 2024 e dai filmati non si riesce a isolare una sola immagine certa che smentisca ogni illazione sul fatto che mio figlio tenesse un coltello in mano» aveva sottolineato il padre di Aymen. Per i legali di parte civile non era un coltello ma una sigaretta elettronica. Per la difesa invece era la prova della legittima difesa.