TREVISO - «Uno dei compiti dati alla diocesi è di individuare dei tempi per ritrovarsi, in maniera gratuita, per volersi bene. Di questo abbiamo bisogno. E forse riusciremo a incontrare di nuovo quelle persone che fanno fatica. In particolare, mi stanno molto a cuore i giovani». Il vescovo Michele Tomasi ha aperto così l’Anno giubilare della speranza a Treviso. Il respiro è ampio. Ma si guarda anche ai contrasti vicini. Tanto più dopo l’omicidio di Francesco Favaretto, 22 anni, colpito alla gola il 12 dicembre da altri giovanissimi in via Castelmenardo. Senza dimenticare le altre risse tra ragazzi e il problema delle dipendenza dalla droga. Certo, il mondo dei giovani non è solo questo. Ma il pensiero del vescovo è andato soprattutto a chi è in difficoltà davanti alle 3mila persone che ieri si sono ritrovate nella chiesa di Sant’Agnese, in borgo Cavour, e che poi hanno dato vita alla processione per le vie del centro fino alla messa in Duomo, dove nella piazza chiusa alle auto è stato installato un maxi-schermo. «Dobbiamo permettere ai giovani di dischiudere quella grande speranza che hanno nel cuore - sottolinea Tomasi - forse per troppo tempo li abbiamo soffocati, sotto troppe cose. Vorremmo far vedere loro la bellezza di Dio e dell’amicizia tra noi».
La processione
Dopo la collectio, il raduno dei fedeli a Sant’Agnese, le preghiere e il suono del corno che annuncia l’inizio del Giubileo, la processione verso il Duomo è stata aperta dal Crocifisso miracoloso del vecchio ospedale di Santa Maria dei Battuti, opera lignea scolpita nel ‘400, davanti al quale ha pregato santa Maria Bertilla Boscardin, conservato nell’auditorium di Santa Croce e normalmente usato solo per la processione del Venerdì Santo. Il simbolico pellegrinaggio ha attraversato borgo Cavour, via San Liberale e viale Battisti. In testa 140 sacerdoti e una quarantina di diaconi, seguiti dalle autorità civili e militari: tra gli altri, il prefetto Angelo Sidoti, il sindaco Mario Conte, il consigliere Roberto Borsato in rappresentanza della Provincia, il procuratore Marco Martani, il questore Alessandra Simone, i vertici delle forze dell’ordine e i carabinieri in alta uniforme. «Un pomeriggio di grande partecipazione, che ha visto la comunità riunita - evidenzia il primo cittadino - un momento particolarmente sentito per lanciare un messaggio di pace, di solidarietà e di sostegno». Nel corso dell’omelia, il vescovo ha lanciato un vero e proprio appello: «Permettiamo a questo nostro momento di cambiare almeno un po’ le nostre vite - ha detto - tornando a casa, accorgiamoci se per caso non abbiamo perso qualcuno per strada, e corriamo indietro a cercarli, questi compagni di viaggio smarriti, questi figli, questi fratelli: sono più importanti delle nostre agende».
Le chiese giubilari
Nel territorio della diocesi di Treviso ne sono state individuate 10 come riferimenti per i pellegrinaggi.