MILANO - Hanno risposto alle domande dei magistrati, tutti tranne l'ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni. Sostenendo la correttezza del loro operato e respingendo l'accusa del «sistema deviato» descritto dalla Procura nella maxi inchiesta sui grattacieli che hanno cambiato il volto della città. «Ho sempre agito nell'interesse del Comune», si è difeso l'ex assessore all'Urbanistica Giancarlo Tancredi. «Dai pm più giudizi morali che elementi concreti», il convincimento di Marinoni. I sei indagati sui quali pende una richiesta di custodia cautelare sono sfilati ieri uno dopo l'altro davanti al gip Mattia Fiorentini, la legge non fissa un termine e la decisione del giudice potrebbe arrivare la prossima settimana.
NESSUNA UTILITÀ
Secondo la Procura «tutte le loro condotte, singolarmente valutate, esprimono elevata intensità del dolo, spregiudicatezza e senso di impunità». Per Tancredi, indagato per concorso in corruzione, falso e induzione indebita, i pm ribadiscono la richiesta dei domiciliari, «posto il suo asservimento ad alcune società e gruppi finanziari». L'ex assessore replica: mai favorito intenzionalmente Marinoni, né spinto «per i miei interessi» o ricevuto utilità, il lavoro svolto è sempre stato improntato al bene della pubblica amministrazione. Non ha scaricato responsabilità sul sindaco Giuseppe Sala, difendendone anzi l'operato, ha presentato una corposa documentazione e dopo le dimissioni di assessore si è anche autosospeso da funzionario del Comune, passo indietro che potrebbe evitare la misura restrittiva come si augura avvenga Marinoni. «Ci sarete poi tra cinque anni qui, quando dovesse essere risolto tutto? Non unicamente quando serve rimestare il pentolone, ma anche quando si saranno chiarite molte cose», è il suo ingresso polemico a Palazzo di Giustizia. «È già tre anni che andiamo avanti, che sono indagato, ho letto le carte e sono sereno perché mi fido della giustizia italiana», assicura. Nella memoria firmata dal suo legale sostiene che la Procura ha descritto «solo il presunto sistema illecito», insistendo con «giudizi morali» più che su «elementi concreti». E poi, a suo dire, la «sproporzionata ampiezza dell'indagine» è stata «impostata come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell'intera città di Milano». L'interrogatorio preventivo più lungo della giornata è stato quello di Manfredi Catella, per due ore nell'ufficio del gip. Ha rinunciato alle deleghe per i rapporti con la pubblica amministrazione in seno alla sua società e ha depositato una memoria di 18 pagine. Punto primo: le 13 fatture emesse dal vice della Commissione paesaggio Alessandro Scandurra riguardano «lo studio preliminare dello studentato di via Messina, che nulla ha a che vedere con il Programma integrato di intervento dello scalo Porta Romana-Villaggio Olimpico» nel quale il dirigente «non ha avuto alcun coinvolgimento, nemmeno indiretto». Quanto ai rapporti con Marinoni, «non ha mai ricevuto in nessun modo incarichi privati né da Coima, né tantomeno dal sottoscritto - rimarca Catella - Salvo che non si vogliano considerare tre fatture emesse il 21 aprile 2017 per un totale di 3.000 euro e altre tre fatture del 20 dicembre per 502,90 euro inerenti l'attività di curatore di una mostra della Biblioteca degli Alberi». Infine «il progetto denominato P39-Pirellino: a oggi nessun permesso è stato ancora rilasciato». Anche l'architetto Federico Pella e l'imprenditore di Bluestone Andrea Bezziccheri si sono allineati agli altri indagati, respingendo le accuse. Tocca ora al gip tirare le fila.