La specialista Alessandra Coin: «Nuovo farmaco dagli Stati Uniti contro il decadimento cognitivo, in Italia è in corso una valutazione sugli effetti»

C'è un aumento dei casi di malattie legate alla terza età

giovedì 16 gennaio 2025 di Nicoletta Cozza
Foto Pixabay - Sabine van Erp

PADOVA - Alzheimer, Parkinson e demenza senile sono gli spauracchi della terza età.

Ma all'orizzonte ci sono prospettive di cura, come per altre patologie degli over 75, dato che pure in Geriatria l'attività clinica viene integrata dalla ricerca che non è di base, ma riguarda, per esempio, metabolismo, declino della massa muscolare, malnutrizione e, in collaborazione con gli andrologi, anche dell'incongruenza di genere, perché approfondire il percorso ormonale di questi soggetti li aiuta a vivere meglio.

Lo studio

Uno studio interessante ha per oggetto i marcatori dell'invecchiamento per capire cos'hanno in comune obesità, degrado cognitivo e demenza senile, in aumento esponenziale, e poi l'attenzione è puntata sulle nuove cure che si fanno negli Usa per l'Alzheimer. Di questi temi in Geriatria sia sta occupando Alessandra Coin, responsabile appunto del Centro disturbi cognitivi e demenza (CDCD) che fa capo all'Uoc di Sergi. «In Italia non abbiamo ancora a disposizione l'Aducanumab, che invece si impiega negli Stati Uniti per combattere l'Alzheimer: in Italia, infatti, ci sono ancora delle valutazioni in corso in quanto c'è la possibilità che provochi come complicanza delle piccole emorragie cerebrali per cui i pazienti che lo assumono per sicurezza devono essere continuamente monitorati con risonanze. Inoltre funziona su persone con patologie lievissime, oppure in presenza di una probabile diagnosi precoce, basata sui marcatori. Ora, quindi, utilizziamo farmaci sintomatici, che rallentano l'andamento del deficit ma non guariscono l'encefalo dalle placche, cosa che invece fanno i nuovi preparati».

Il trend

A proposito dell'incidenza, la geriatra ha aggiunto: «C'è un aumento esponenziale dei casi, che in 30 anni sono raddoppiati. E c'è la conferma che fattori "modificabili", cioè che dipendono da noi, costituiscono il 45% del rischio che possano insorgere tali patologie: per esempio, l'attività fisica si può sempre iniziare a fare, l'isolamento sociale si contrasta, la depressione, l'obesità e il diabete si curano. Spostare l'attenzione su diagnosi e terapia, ma pure sulla prevenzione in età adulta, pertanto, ci permette di abbassare appunto di quasi la metà il pericolo di tali patologie. Certo, la genetica non si cambia, ma implementare le attività cognitive nella terza età, magari seguendo corsi, leggendo, facendo volontariato, curando persone o animali, aumenta le capacità dell'encefalo di resistere ai danni». 

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