ROVIGO - Ha salvato la vita a un bambino di appena tre anni. È stato un gesto istintivo il suo. Ha visto due genitori disperati e in preda al panico con in braccio il figlioletto agonizzante, e non ci ha pensato due volte. Si è precipitato subito in soccorso, sicuro di poter fare qualcosa.
Pablito Marzolla, 47 anni di Buso, sposato, senza figli, è stato protagonista di un gesto "eroico", salvando il bambino da soffocamento certo. È accaduto l'altra sera verso le 19 nel centro della stessa frazione.
IL RACCONTO
«Abito praticamente in piazza e davanti al bar spesso le famiglie si ritrovano per prendere un aperitivo mentre i bambini giocano in libertà - racconta Pablito - ero in giardino e improvvisamente sento dei genitori agitarsi e urlare. Vedo che hanno il bambino in braccio, così sono corso subito verso di loro. Continuavano a dire che non respirava».
Quando ha chiesto cos'era successo, mamma e papà hanno spiegato che aveva mangiato una caramella gommosa. Pablito ha capito subito. «Non so perché, forse in preda alla disperazione, mi hanno affidato il bambino cui ho applicato la manovra di Heimlich - racconta ancora - l'ho messo a testa in giù e gli ho dato delle "botte" sulla schiena. Dopo quattro o cinque volte il bambino è riuscito a sputare la caramella e ha ripreso a respirare».
Sarebbe bastato ancora qualche minuto in quelle condizioni e non ce l'avrebbe fatta. Sarebbe morto o avrebbe riportato lesioni gravissime. La manovra di Heimlich, che si diversifica nella metodologia tra bambini e adulti, Pablito l'ha imparata nel corso di primo soccorso frequentato al lavoro: è un dipendente di BusItalia.
FREDDEZZA
«In paese ci conosciamo tutti - riprende Marzolla - non so perché, ma istintivamente mi hanno consegnato il bambino. E sempre senza sapere perché, ho mantenuto la lucidità, ho avuto sangue freddo e non mi sono fatto prendere dal panico. Per questo dico che sono importanti i corsi di primo soccorso e a mio parere non bisognerebbe farli solo nell'ambito lavorativo, ma anche per i genitori e nelle scuole».
Vista la situazione era stata chiamata subito l'ambulanza che in pochi minuti è arrivata, considerando che l'ospedale è abbastanza vicino, ma fortunatamente l'intervento dei sanitari è stato solo per un controllo sullo stato di salute del piccolo. «Dopo la manovra mi è scesa la tensione e mi sono commosso quando ho visto che il bambino stava bene - ammette il 47enne - ma mi ha fatto tanto piacere quando gli operatori dell'ambulanza mi hanno stretto la mano e si sono complimentati. Ero molto felice di aver aiutato quella famiglia. Ma non sono un eroe, ho solo applicato ciò che mi hanno insegnato in questi casi».
Marzolla ha ricevuto molti messaggi ieri, a cominciare da quelli ancora della famiglia del piccolo, però non vuole essere appunto chiamato eroe. Tutti, in ogni caso, l'hanno sempre visto come il gigante buono per la sua stazza fisica e il suo viso solare. E ora, dopo questo gesto, a maggior ragione il nomignolo è più che mai azzeccato.