MOGLIANO - Tre diversi procedimenti che, in caso di condanna, potrebbero portare a una pena finale elevatissima. Nonostante gli inghippi che hanno interrotto il processo per vizi di procedura, ora si apre una nuova strada per un 53enne finito davanti ai giudici per aver abusato di due bambine, all’epoca dei fatti di 7 e 11 anni, toccandole nelle parti intime.
LA VICENDA
Sul banco degli imputati siede un ex collega del padre di una vittima e amico del padre dell’altra. A far scattare l’inchiesta erano state proprio le due ragazzine che si erano confidate con i genitori raccontando di palpeggiamenti nelle parti intime, baci e proposte a sfondo sessuale oltre a circostanze di esibizionismo. Dopo quelle confessioni, le due famiglie si erano rivolte alle forze dell’ordine per denunciare il comportamento dell’uomo. Gli inquirenti, al termine delle indagini, avevano spedito il 53enne a processo. E durante una delle udienze (prima che venisse spacchettato il procedimento) si erano presentati anche i genitori di due sorelline che all’epoca (era il febbraio 2023) vivevano da mesi in comunità dopo essere state tolte a quelli che fino al settembre precedente erano il loro padre e la loro madre affidatari. E qui inizia la seconda storia, ancora in fase di indagine.
LA STORIA
Il 53enne, vicino di casa dei genitori affidatari e che faceva giocare i propri figli con le due ragazzine, nel 2021 avrebbe abusato anche di loro. Con le stesse modalità, approfittando del rapporto di fiducia tra le famiglie. La più grande delle due, a scuola, aveva raccontato degli abusi non facendo però il nome dell’aguzzino. La segnalazione era arrivata al tribunale dei minori che, in prima istanza aveva sospettato del padre. E così aveva spedito le due giovani in comunità, con la possibilità di vedere i genitori affidatari nei weekend. Le indagini proseguirono, ed era emerso che l’aguzzino era il vicino di casa e non il padre. L’inchiesta dunque venne archiviata, ma allo stesso tempo ai genitori venne impedito anche di vedere le piccole perché, stando a quanto dicono i diretti interessati, il tribunale dei minori li accusava di incuria per aver permesso a quell’uomo di frequentare la loro casa.