Rialto, ristorante paga 50mila euro al mese di affitto. Aepe: «Cifre eccessive, necessario accendere mutui per sopperire a certe follie»

Cifre definite «spaventose», che non fanno che mettere in difficoltà la categoria

mercoledì 21 agosto 2024 di Marta Gasparon
Anche i bar del centro storico stanno affrontando il rincaro degli affitti

VENEZIA - Caro-affitti: uno dei casi più eclatanti riportati da Aepe è quello di un ristorante a Rialto, ritrovatosi a dover sborsare 50mila euro al mese.

E il direttore Ernesto Pancin assicura non essere il solo a sostenere spese tanto elevate per garantire una continuità all’attività: è facile incappare in centro storico, specialmente nelle zone centrali e soggette ad un flusso turistico maggiore, come nel caso di San Marco, in più di qualche situazione simile. Non solo ristoranti, ma anche bar. Cifre da Pancin definite «spaventose», che non fanno che mettere in difficoltà la categoria.

CIFRE ECCESSIVE

«Prezzi eccessivi», marca il direttore Aepe. Se la rendita è buona, è chiaro che sostenere affitti tanto elevati risulta più fattibile. Ma per tutti gli altri l’alternativa non può che essere quella di abbandonare l’attività o di confidare che uno spazio limitrofo al proprio venga messo a disposizione a un costo più contenuto. «Prima l’emergenza sanitaria e poi quella economica, legata al fatto che abbiamo dovuto accendere dei mutui per poter sopravvivere. Senza contare che le nostre aziende – aggiunge Pancin – possono riscontrare difficoltà anche in termini di requisiti necessari per l’avvio di un’attività».

In altre parole, in città, esistono molteplici immobili che non rispecchiano le caratteristiche necessarie per accogliere la clientela. Vuoi per il soffitto troppo basso («conosco la vicenda di uno spazio, una volta destinato a banca, dove vorrebbero inaugurare un pubblico esercizio, ma l’altezza effettiva non lo consente, poiché dovrebbe essere dai 2 metri e 70 in su»), vuoi per il metro e 30 minimo sul medio mare da rispettare, il risultato è che vi sono spazi che «non possono che diventare magazzini, poiché non omologabili. I regolamenti edilizi sono troppo rigidi».

VINCOLI FERREI

A riguardo il presidente Elio Dazzo ricorda il forte impegno di Aepe nell’individuare una serie di soluzioni tecniche alternative a livello di misure, altezze, volumi e ricambi d’aria. «In tal senso, grazie all’approvazione di un vecchio regolamento sanitario, siamo riusciti ad ottenere delle deroghe», spiega. «È necessaria una maggiore flessibilità, - osserva Pancin – così da poter riutilizzare anche quei pianoterra che sono stati abbandonati con l’Aqua Granda del 1966». Si unisce all’analisi anche il vicepresidente vicario Tommaso Sichero, che sottolinea come allo stato attuale fare impresa, alla luce di costi sempre più elevati, stia diventando assai complicato.

«In questo momento – commenta Sichero – la crisi economica dettata da vari fattori, a cominciare dalle guerre, ha generato una sorta di “effetto deriva” che ha portato a un incremento dei prezzi a volte non giustificato: sono aumentati il costo dell’energia e delle materie prime. E quello degli affitti di immobili per determinate destinazioni, tanto nell’ambito della ristorazione quanto dell’artigianato, è in forte crescita. Altre questioni possono spingere a questo: mi riferisco alle affittanze turistiche. Oggi una casa non viene più data in affitto ad un residente, perché è più remunerativo puntare sul turismo. Tutti ragionamenti che alla fine entrano nelle menti dei titolari di fondi, che cercano di capire come massimizzare i loro redditi a scapito dei cittadini e degli imprenditori locali che vorrebbero continuare ad operare sul territorio».

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