Le richieste
Le richieste di sussidio da parte dei profughi erano state presentate attraverso un Caf di Pordenone. Le istanze sono state inoltrate all'Inps - come si legge nella sentenza - direttamente dal funzionario del Centro di assistenza fiscale senza verificare se il migrante avesse i requisiti. I difensori dei migranti hanno fatto presente che non «c'è stata vigilanza sulla documentazione, nonostante sul permesso di soggiorno venga specificato se un immigrato è assistito dalle cooperative che si occupano dei progetti di accoglienza». Insomma, i migranti si sono totalmente affidati al Caf, anche perché non conoscono la lingua italiana, se non per le necessità quotidiane, e soprattutto non conoscono la normativa del Reddito di emergenza. Le istanze di sussidio sono state inoltrate senza specificare lo status di richiedente, circostanza che avrebbe comportato un rigetto.
Le somme da restituire vanno dai 1.400 euro in su e le sanzioni vengono raddoppiate. Le istanze valutate dal giudice di pace del tribunale di Pordenone, Raffaella Garofalo, riguardano sussidi di 400 euro mensili tra aprile e luglio 2021. All'Inps spetterebbero 2.400 euro, se si aggiungono le sanzioni il conto sale a 7.200. Per quanto riguarda i casi valutati da un diverso giudice, non vi sono stati appelli. «Non ho più avuto contatti - spiega l'avvocato Moretto - Anche se in un caso so che un immigrato ha pagato quanto dovuto».