Bunker e hangar rinforzati dal Kursk alla Crimea, così Putin difende le sue basi aeree dopo i raid anti-bombardieri di Kiev

Secondo nuove analisi basate su immagini satellitari, la Russia sta rafforzando le difese delle proprie basi aeree in risposta all’Operazione “Spider Web” lanciata dall’Ucraina il 1° giugno scorso

lunedì 14 luglio 2025
Bunker e hangar rinforzati dal Kursk alla Crimea, così Putin difende le sue basi aeree dopo i raid anti-bombardieri di Kiev

Secondo nuove analisi basate su immagini satellitari, la Russia sta rafforzando le difese delle proprie basi aeree, probabilmente in risposta all’Operazione “Spider Web” lanciata dall’Ucraina il 1° giugno scorso.

Lo riporta Frontelligence Insight, organizzazione ucraina di intelligence open source, che ha rilevato significative modifiche strutturali in diversi siti militari russi.

Tre navi da guerra russe nel Mediterraneo, anche una portaerei armata con missili da crociera Kalibr

Bunker per difendere le basi russe

Le immagini satellitari raccolte il 7 luglio mostrano che presso la base aerea di Khalino, nella regione di Kursk, le forze russe hanno realizzato circa dieci bunker rinforzati coperti da terreno, dodici bunker in cemento non coperti e otto hangar posizionati direttamente sulle piazzole.

Ulteriori immagini satellitari di Planet Labs, datate 27 giugno, confermano la presenza di hangar rinforzati nello stesso sito.

Le operazioni russe

Anche la base aerea di Saky, situata nella Crimea occupata, ha visto recenti attività edilizie: il 9 luglio sono stati individuati due nuovi bunker in cemento, mentre immagini del 7 luglio mostrano la costruzione di rifugi per aerei nello stesso materiale. In controtendenza, nessuna attività di costruzione è stata rilevata nella base aerea di Dzhankoi, anch’essa in Crimea.

Nel frattempo, resti di bombardieri risultano ancora visibili nelle basi aeree di Belaya, nell’Oblast' di Irkutsk, e Olenya, nell’Oblast' di Murmansk – entrambe colpite durante l’operazione ucraina.

L'operazione Spider Web

La campagna “Spider Web” ha sollevato forti critiche all’interno della Russia: fonti militari e milblogger hanno accusato i vertici di Mosca di non essere stati in grado di proteggere adeguatamente le infrastrutture militari dagli attacchi con droni lanciati da Kiev.

Gli attacchi ucraini del 1° giugno, hanno causato alla Russia danni stimati in 7 miliardi di dollari e hanno colpito il 34% dei vettori missilistici da crociera strategici di Mosca presso le principali basi aeree. Un'operazione di rara portata che ha messo a segno un colpo diretto alla spina dorsale dell’aviazione di Mosca. L’offensiva, condotta con una vasta flotta di droni, ha colpito aeroporti militari russi a migliaia di chilometri dalle linee del fronte, in Siberia, nell’Artico e nella Russia europea. Una mossa senza precedenti dell'Ucraina dopo più di tre anni di guerra.

L’operazione - “Ragnatela” - ha distrutto decine di aerei russi parcheggiati in basi militari strategiche, da Belaya in Siberia alla base di Olenya, vicino a Murmansk, nel Circolo Polare Artico. Tra i velivoli colpiti figurerebbero bombardieri strategici TU-95 e Tu-22M3, e uno dei pochi A-50 da sorveglianza rimasti nella flotta russa. Più di 40 aerei sarebbero andati distrutti in quattro diverse basi. «Più di 40 aerei russi stavano "bruciando in massa"», ha affermato la fonte di Kiev. Secondo l’SBU, gli attacchi hanno interessato il 34% dei vettori missilistici strategici di Mosca, arrecando perdite stimate in circa 7 miliardi di dollari. Gli aeroporti colpiti includono Belaya (a oltre 4.500 km dal confine ucraino), Dyagilevo (a circa 520 km), Ivanovo (oltre 800 km) e Olenya (oltre 2.000 km di distanza).

Ultimo aggiornamento: 15 luglio, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA