UDINE - «La vita di Mailyn era in pericolo, non potevamo più attendere». Sarebbe questo il presunto movente che avrebbe spinto Lorena Venier a uccidere e occultare insieme alla nuora, Mailyn Castro Monsalvo, il corpo del figlio Alessandro nella notte tra il 25 e il 26 luglio, nella sua casa a Gemona del Friuli.
Il 35enne, stando a quanto riferito dalla 61enne, questa mattina, nell'udienza preliminare di fronte al gip di Udine, avrebbe avuto dei comportamenti violenti all'interno della casa. L'imminente trasferimento in Colombia della coppia, il giorno dopo la tragedia, avrebbe messo, secondo Lorena Venier, la nuora e la nipote in pericolo di vita. Un pensiero insopportabile per la donna, infermiera di mestiere, che sostiene di aver trovato in Mailyn «la figlia che non ha mai avuto». Nell'udienza, la 61enne racconta che Mailyn le avrebbe detto che «l'unico modo per fermarlo è ucciderlo».
Per questa ragione, soltanto alla 30enne colombiana, difesa dall'avvocato Federica Tosel, viene contestato anche il reato di istigazione all'omicidio, a differenza della premeditazione e delle altre aggravanti legate al vincolo di parentela, alla presenza di un minore, all'occultamento e vilipendio di cadavere, contestate a entrambe.
Il movente
All'uscita, pur senza fornire dettagli, l'avvocato della Venier, Giovanni De Nardo, ha confermato che il movente «è da ricercarsi nelle dinamiche di famiglia, lei era molto legata a nuora e nipote». Andare in Colombia avrebbe esposto la convivente a rischi gravissimi per la sua incolumità.
Il sogno di trasferirsi in Sudamerica
Alessandro Venier è stato ucciso dalla mamma e dalla compagna di origini colombiane la sera prima della partenza per il Sudamerica, dove avrebbe portato con sé la figlia di sei mesi e la 30enne. Avrebbe fatto leva su di un’attività avviata in Colombia. La nonna della piccola, quindi, non avrebbe mai più visto suo figlio, la nuora e la bimba.
L'omicidio
La madre e la nuora, a quanto pare molto unite, avrebbero, quindi, ucciso il 35enne per evitare l'addio. Il corpo di Alessandro, fatto a pezzi, è stato trovato dagli investigatori all'interno di un bidone sommerso da calce e nascosto nel garage della villetta dove viveva con la famiglia. Il delitto è stato compiuto una settimana prima del ritrovamento del cadavere e della confessione da parte delle due donne.
Le accuse
La Procura della Repubblica di Udine, sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate da Lorena Venier, ha formulato le accuse nei confronti delle due donne che hanno ucciso e fatto a pezzi Alessandro Venier, di 35 anni. Viene dunque contestato l'omicidio pluriaggravato dal rapporto tra autrice e vittima, dalla premeditazione e dal fatto di aver commesso il fatto alla presenza di un minore. Nello specifico, alla compagna Mailyn Castro Monsalvo, di 30 anni, viene contestato di essere l'istigatrice e l'autrice materiale; alla madre della vittima, Lorena Venier, di 61 anni, di essere l'autrice materiale e l'organizzatrice del delitto. Per entrambe, la Procura ha chiesto la convalida dell'arresto e la custodia cautelare in carcere.